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martedì, dicembre 02, 2008

Piattaforma della rete nazionale precari della scuola

Il movimento insegnanti precari rifiuta ogni tentativo di ridimensionamento della gestione statale dell’istruzione pubblica, che snatura la scuola statale nella sua funzione costituzionale del superamento delle differenze di sesso, religione, lingua, condizioni psico-fisiche e sociali.

Il sistema pubblico è il solo ad essere aperto a tutti, caratterizzato dalla libertà di insegnamento e dal pluralismo; esso è il solo modello che, se ben finanziato, può rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che impediscono l'eguaglianza dei cittadini. Questa funzione di emancipazione della scuola è stata notevolmente ridimensionata dalle politiche di tagli alle risorse destinate all’istruzione pubblica negli ultimi anni, in particolare con l’ultima manovra finanziaria della legge 133 (articolo 64). La piena attuazione dell’uguaglianza sostanziale richiede che sia assicurato a tutti i cittadini il raggiungimento degli obiettivi dello sviluppo personale e della partecipazione sociale, e ha come passaggio obbligato e ineliminabile la tutela di quanti abbiano minori possibilità culturali ed economiche.

La funzione principale che la scuola è chiamata a svolgere dalla Costituzione non è semplicemente quella di valorizzare gli alunni più meritevoli, ma di rendere possibile a tutti, compresi gli alunni più svantaggiati, la partecipazione attiva alla vita della scuola e successivamente della società. Invece, operazioni quali la reintroduzione del maestro unico, figura superata da decenni, cancellano anni di sperimentazione didattica e pedagogica basati sulla condivisione di responsabilità tra docenti e sugli approfondimenti disciplinari a favore del potenziamento, del recupero e dell’integrazione degli alunni.

“La promozione di una piena concorrenza tra istituzioni scolastiche” (PDL Aprea) che vede in competizione scuole pubbliche tra loro e scuole pubbliche con scuole private è alla base di un processo di destrutturazione del sistema dell’istruzione statale, che si sta evidenziando in maniera crescente. Il ridimensionamento del corpo docenti, l’aumento degli alunni per classe, la riduzione dell’orario d’insegnamento, l’accorpamento delle classi di concorso, la proposta di nuove forme di reclutamento (chiamate dirette dei dirigenti scolastici) e il ritorno del maestro unico, il taglio degli insegnanti di sostegno, vanno di pari passo con una politica di attribuzione delle risorse modulate in funzione della capacità di ogni scuola di attrarre il maggior numero di studenti. La funzione emancipatrice della scuola viene condizionata da una logica prevalentemente mercantile dove il preside da primus inter pares, sottoposto alla volontà collettiva degli organi collegiali, diviene come dirigente scolastico un amministratore completamente assorbito dalla spasmodica ricerca di finanziamenti esterni tendenzialmente ridotti nel numero e nell’entità. La proposta d’introduzione delle fondazioni di diritto privato all’interno del consiglio d’amministrazione delle scuole e la conseguente riduzione della rappresentanza dei docenti non è altro che una conseguenza della riduzione dei fondi pubblici e della loro diseguale distribuzione. La paventata competizione tra scuola pubblica e privata si riduce, nei fatti, in una “privatizzazione” della scuola pubblica e dei rapporti di lavoro che in essa si esplicano.

Come insegnanti precari siamo direttamente sottoposti alla mannaia dei tagli. Qualora mantenessimo saltuariamente il nostro posto di lavoro ci troveremmo ad operare in una scuola nella quale i nostri diritti verrebbero ancor più calpestati: l’assunzione diretta da parte dei dirigenti scolastici alimenta quelle tendenze all’arbitrio ed alla mancanza di regole nell’assunzione che già oggi, in alcuni casi appaiono latenti. Quale libertà d’insegnamento ci potrà essere in una scuola nella quale un dirigente scolastico, rafforzato nel suo potere rispetto ad organi collegiali ridimensionati, viene pesantemente condizionato dalle direttive indicate dalle fondazioni private?

La combinazione di autoritarismo all’interno e di mercantilismo e subalternità verso le fondazioni all’esterno sviliscono la qualità della didattica, la scuola come fattore di partecipazione collettiva e di elaborazione di un sapere critico e, quindi, di uno sviluppo sociale ed intersoggettivo della persona.

La modificazione dello stato giuridico del docente, accompagnato dalla riduzione del livello della contrattazione nazionale rispetto a quella regionale e d’istituto elimineranno, di fatto, una reale rappresentanza delle RSU nelle scuole. A ciò si accompagna una stratificazione gerarchica delle varie figure di docente (iniziale, ordinario, esperto) la quale fa presagire una futura condizione di cannibalismo e di progressiva erosione di diritti e la ricattabilità continua nei confronti dell’intero corpo docente. La nostra condizione di precarietà verrà, di fatto, estesa all’insieme dei lavoratori della scuola, eliminando la condizione di pariteticità e cooperazione tra insegnanti, che è la migliore garanzia di qualità ed efficienza nel sistema dell’istruzione.

Dietro le roboanti proclamazioni di meritocrazia e lotta ai fannulloni si nasconde un modello di società fondato sulla miope esaltazione dell’individuo decontestualizzato che si traduce, nei fatti, nella svalutazione delle qualità personali e nella conseguente valorizzazione del servilismo, della continua ricerca dell’ambizione individuale e del clientelismo. L’attacco che riceviamo immediatamente come insegnanti precari si connette, quindi, organicamente con l’attacco che stanno subendo gli insegnanti di ruolo, il personale ATA, gli studenti medi ed universitari e, più in generale, l’intero comparto dell’istruzione e del complessivo mondo del lavoro. L’alleanza tra noi è posta nei fatti.

La lotta in difesa della scuola pubblica e della qualità dell’insegnamento, la capacità di emancipazione sociale che la contraddistingue sono direttamente collegate con la difesa dei diritti dei lavoratori che in essa operano, con l’estensione del principio di collegialità tra le sue componenti contro ogni logica di autoritarismo. Contrastiamo radicalmente la logica che scaturisce dall’articolo 64 della legge 133, dalla legge 169 e dal PDL Aprea e, soprattutto in virtù della nostra condizione di precari, rifiutiamo l’impianto complessivo della riforma della scuola e dell’Università.

La possibilità di ottenere dei risultati passa attraverso la nostra autorganizzazione, la costruzione di un movimento unitario di insegnanti precari all’interno del più ampio movimento in difesa dell’istruzione pubblica.

Le nostre richieste più immediate, che sottoponiamo alla discussione di tutte le componenti del precariato della scuola e dell’università, sono le seguenti:


  • Abrogazione dell’ articolo 64 e 66 della legge 133 e della legge 169

  • ABROGAZIONE DEI COMMI: 411 punto d) 413, 414 dell'art.2 della L.244/07

  • Ritiro della Proposta di legge “Aprea”

  • Aumento dei fondi destinati all’istruzione statale.

  • Ripristino della pluralità docente e attuazione integrale del tempo pieno e modulare garantito nello stesso modo in tutte le regioni e finanziato dalla fiscalità generale

  • Difesa dell’organico esistente docente e personale ATA

  • Stabilizzazione dei 142.000 posti assegnati a livello nazionale dai vari CSA provinciali attraverso la trasformazione dell’organico di fatto in ruolo

  • Stabilizzazione dell’organico di fatto del personale.

  • aumento del numero minimo di alunni per classe, ma non di quello massimo, nel rispetto dei parametri stabiliti per legge, condizionanti l’agibilità delle aule e dei laboratori scolastici, e in considerazione della presenza di alunni disabili, così come espresso nel Parere della VII Commissione cultura, scienza e istruzione della Camera dei deputati sul Piano programmatico, approvato il 27/11/2008.

  • Sblocco del turn over sostituendo tutti gli insegnanti in pensionamento.

  • “ripulire” le graduatorie ad esaurimento di tutti i docenti assunti in ruolo (quindi, non più precari) al fine di capire il reale numero dei precari storici;

  • Abrogazione della modifica del Titolo V della Costituzione che trasferendo le competenze dallo Stato alle regioni, province e comuni nega il principio costituzionale secondo il quale la scuola privata e confessionale è garantita senza oneri per lo Stato (nel rispetto dell’articolo 33 della costituzione).

  • Applicazione nelle scuole private e paritarie delle condizioni contrattuali e delle modalità di reclutamento vigenti per i lavoratori delle scuole statali.

  • Rafforzamento del potere degli organi collegiali all’interno della scuola e della loro funzione decisionale.

  • parità di diritti e doveri tra personale a tempo indeterminato e personale a tempo determinato.

  • Assegnazione di tutte le cattedre intere e frazionate tramite graduatorie ad esaurimento.

  • No al ridimensionamento dei Centri Territoriali Permanenti, che comporta una riduzione delle cattedre con la conseguente congestione delle graduatorie.

mercoledì, novembre 26, 2008

30 Novembre: comunicato stampa

Il movimento insegnanti precari promuove un’assemblea nazionale tra tutti coloro che lavorano e si impegnano nel mondo del precariato scolastico.
Lo scopo dell'assemblea è quello di organizzare un movimento ampio ed unitario del precariato della scuola, che si inserisca all'interno della generale mobilitazione della scuola e dell'università, contro i tagli e le politiche di smantellamento della scuola statale.

I tagli alla scuola statale operati dal Governo compromettono pesantemente la qualità della didattica e le condizioni di lavoro di tutti i docenti, ma il peso maggiore delle riduzioni di spesa ricadrà direttamente sulla nostra pelle: una parte consistente degli insegnanti precari verrà estromessa dall’insegnamento; un’altra parte dovrà elemosinare a vita uno stipendio sempre più scarnificato dalle scuole private; un’altra parte ancora vedrà l’assunzione in ruolo come una prospettiva lontanissima.

Siamo inoltre consapevoli che una scuola che ridefinisce lo stato giuridico degli insegnanti in funzione del nuovo paradigma della flessibilità (vedi proposta di legge Aprea n. 953) è una scuola che fa uso massiccio di precari. La flessibilità associata alle privatizzazioni e allo smantellamento della scuola statale trasforma gli insegnanti in liberi professionisti, che dovranno svendersi alle scuole trasformate in fondazioni, rendendo il precariato una regola.

Lottare contro la precarietà nella scuola vuol dire quindi rifiutare qualsiasi taglio all’istruzione statale, pretendere la trasformazione dell'organico di fatto in ruolo e lo sblocco del turn over, restituendo ai precari il posto lasciato libero dagli insegnanti in pensionamento in modo che gli studenti non debbano subire annualmente il peso degli avvicendamenti in organico.

L'assemblea nazionale dei precari si terrà a Roma il 30 Novembre dalle ore 11 presso la facoltà di Fisica dell’ Università “Sapienza” piazzale Aldo Moro

Per contatti ed informazioni, rivolgersi a:
movimentoinsegnantiprecari@gmail.com

sabato, novembre 22, 2008

Assemblea Nazionale 30-11 parte II

LA PIATTAFORMA DEL MOVIMENTO INSEGNANTI PRECARI-ROMA.

Il movimento insegnanti precari rifiuta ogni tentativo di ridimensionamento della gestione statale dell’istruzione pubblica, che snatura la scuola statale nella sua funzione costituzionale del superamento delle differenze di sesso, religione, lingua, condizioni psico-fisiche e sociali.

Il sistema pubblico è il solo ad essere aperto a tutti, caratterizzato dalla libertà di insegnamento e dal pluralismo; esso è il solo modello che, se ben finanziato, può rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che impediscono l'eguaglianza dei cittadini. Questa funzione di emancipazione della scuola è stata notevolmente ridimensionata dalle politiche di tagli alle risorse destinate all’istruzione pubblica negli ultimi anni, in particolare con l’ultima manovra finanziaria della legge 133 (articolo 64). La piena attuazione dell’uguaglianza sostanziale richiede che sia assicurato a tutti i cittadini il raggiungimento degli obiettivi dello sviluppo personale e della partecipazione sociale, e ha come passaggio obbligato e ineliminabile la tutela di quanti abbiano minori possibilità culturali ed economiche.

La funzione principale che la scuola è chiamata a svolgere dalla Costituzione non è semplicemente quella di valorizzare gli alunni più meritevoli, ma di rendere possibile a tutti, compresi gli alunni più svantaggiati, la partecipazione attiva alla vita della scuola e successivamente della società. Invece, operazioni quali la reintroduzione del maestro unico, figura superata da decenni, cancellano anni di sperimentazione didattica e pedagogica basati sulla condivisione di responsabilità tra docenti e sugli approfondimenti disciplinari a favore del potenziamento, del recupero e dell’integrazione degli alunni.

La promozione di una piena concorrenza tra istituzioni scolastiche” (PDL Aprea) che vede in competizione scuole pubbliche tra loro e scuole pubbliche con scuole private è alla base di un processo di destrutturazione del sistema dell’istruzione statale, che si sta evidenziando in maniera crescente. Il ridimensionamento del corpo docenti, l’aumento degli alunni per classe, la riduzione dell’orario d’insegnamento, l’accorpamento delle classi di concorso, la proposta di nuove forme di reclutamento (chiamate dirette dei dirigenti scolastici) e il ritorno del maestro unico, vanno di pari passo con una politica di attribuzione delle risorse modulate in funzione della capacità di ogni scuola di attrarre il maggior numero di studenti. La funzione emancipatrice della scuola viene condizionata da una logica prevalentemente mercantile dove il preside da primus inter pares, sottoposto alla volontà collettiva degli organi collegiali, diviene come dirigente scolastico un amministratore completamente assorbito dalla spasmodica ricerca di finanziamenti esterni tendenzialmente ridotti nel numero e nell’entità. La proposta d’introduzione delle fondazioni di diritto privato all’interno del consiglio d’amministrazione delle scuole e la conseguente riduzione della rappresentanza dei docenti non è altro che una conseguenza della riduzione dei fondi pubblici e della loro diseguale distribuzione. La paventata competizione tra scuola pubblica e privata si riduce, nei fatti, in una “privatizzazione” della scuola pubblica e dei rapporti di lavoro che in essa si esplicano.

Come insegnanti precari siamo direttamente sottoposti alla mannaia dei tagli. Qualora mantenessimo saltuariamente il nostro posto di lavoro ci troveremmo ad operare in una scuola nella quale i nostri diritti verrebbero ancor più calpestati: l’assunzione diretta da parte dei dirigenti scolastici alimenta quelle tendenze all’arbitrio ed alla mancanza di regole nell’assunzione che già oggi, in alcuni casi appaiono latenti. Quale libertà d’insegnamento ci potrà essere in una scuola nella quale un dirigente scolastico, rafforzato nel suo potere rispetto ad organi collegiali ridimensionati, viene pesantemente condizionato dalle direttive indicate dalle fondazioni private?

La combinazione di autoritarismo all’interno e di mercantilismo e subalternità verso le fondazioni all’esterno sviliscono la qualità della didattica, la scuola come fattore di partecipazione collettiva e di elaborazione di un sapere critico e, quindi, di uno sviluppo sociale ed intersoggettivo della persona.

La modificazione dello stato giuridico del docente, accompagnato dalla riduzione del livello della contrattazione nazionale rispetto a quella regionale e d’istituto elimineranno, di fatto, una reale rappresentanza delle RSU nelle scuole. A ciò si accompagna una stratificazione gerarchica delle varie figure di docente (iniziale, ordinario, esperto) la quale fa presagire una futura condizione di cannibalismo e di progressiva erosione di diritti e la ricattabilità continua nei confronti dell’intero corpo docente. La nostra condizione di precarietà verrà, di fatto, estesa all’insieme dei lavoratori della scuola, eliminando la condizione di pariteticità e cooperazione tra insegnanti, che è la migliore garanzia di qualità ed efficienza nel sistema dell’istruzione.

Dietro le roboanti proclamazioni di meritocrazia e lotta ai fannulloni si nasconde un modello di società fondato sulla miope esaltazione dell’individuo decontestualizzato che si traduce, nei fatti, nella svalutazione delle qualità personali e nella conseguente valorizzazione del servilismo, della continua ricerca dell’ambizione individuale e del clientelismo. L’attacco che riceviamo immediatamente come insegnanti precari si connette, quindi, organicamente con l’attacco che stanno subendo gli insegnanti di ruolo, il personale ATA, gli studenti medi ed universitari e, più in generale, l’intero comparto dell’istruzione e del complessivo mondo del lavoro. L’alleanza tra noi è posta nei fatti.

La lotta in difesa della scuola pubblica e della qualità dell’insegnamento, la capacità di emancipazione sociale che la contraddistingue sono direttamente collegate con la difesa dei diritti dei lavoratori che in essa operano, con l’estensione del principio di collegialità tra le sue componenti contro ogni logica di autoritarismo. Contrastiamo radicalmente la logica che scaturisce dall’articolo 64 della legge 133, dalla legge 169 e dal PDL Aprea e, soprattutto in virtù della nostra condizione di precari, rifiutiamo l’impianto complessivo della riforma della scuola e dell’Università.

La possibilità di ottenere dei risultati passa attraverso la nostra autorganizzazione, la costruzione di un movimento unitario di insegnanti precari all’interno del più ampio movimento in difesa dell’istruzione pubblica.

Le nostre richieste più immediate, che sottoponiamo alla discussione di tutte le componenti del precariato della scuola e dell’università, sono le seguenti:

  • Abrogazione dell’ articolo 64 della legge 133 e della legge 169

  • Ritiro della Proposta di legge “Aprea”

  • Aumento dei fondi destinati all’istruzione statale

  • Ripristino della pluralità docente e attuazione integrale del tempo pieno e modulare garantito nello stesso modo in tutte le regioni e finanziato dalla fiscalità generale

  • Difesa dell’organico esistente docente e personale ATA

  • Stabilizzazione dei 142.000 posti assegnati a livello nazionale dai vari CSA provinciali attraverso la trasformazione dell’organico di fatto in ruolo

  • Stabilizzazione dell’organico di fatto del personale

  • Sblocco del turn over sostituendo tutti gli insegnanti in pensionamento

  • Abrogazione della modifica del Titolo V della Costituzione che trasferendo le competenze dallo Stato alle regioni, province e comuni nega il principio costituzionale secondo il quale la scuola privata e confessionale è garantita senza oneri per lo Stato (nel rispetto dell’articolo 33 della costituzione).

  • Applicazione nelle scuole private e paritarie delle condizioni contrattuali e delle modalità di reclutamento vigenti per i lavoratori delle scuole statali.

  • Rafforzamento del potere degli organi collegiali all’interno della scuola e della loro funzione decisionale.

  • Assegnazione di tutte le cattedre intere e frazionate tramite graduatorie ad esaurimento.

  • No al ridimensionamento dei Centri Territoriali Permanenti, che comporta una riduzione delle cattedre con la conseguente congestione delle graduatorie.

movimento insegnanti precari-Roma

Assemlea Nazionale 30-11 parte II

Volantino, parte integrante della piattaforma.

PERCHE’ UN MOVIMENTO INSEGNANTI PRECARI?

Il movimento insegnanti precari è formato da insegnanti delle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado. Esso nasce dall’esigenza degli insegnanti precari di lottare in prima persona per i propri diritti, liberi da ingerenze di qualsiasi tipo.

Il nostro scopo è quello di organizzare un movimento ampio ed unitario del precariato della scuola, che si inserisca all'interno della generale mobilitazione della scuola e dell'università, contro i provvedimenti del Governo attuale.

Riteniamo che questa necessità sia oggi più urgente che in passato. Se i tagli alla scuola statale operati dal Governo compromettono pesantemente la qualità della didattica e le condizioni di lavoro di tutti i docenti, il peso maggiore delle riduzioni di spesa ricadrà direttamente sulla nostra pelle: una parte consistente degli insegnanti precari verrà estromessa dall’insegnamento; un’altra parte dovrà elemosinare a vita uno stipendio sempre più scarnificato dalle scuole private, uno stipendio che, già oggi, è ai limiti della sussistenza; un’altra parte ancora vedrà l’assunzione in ruolo come una prospettiva lontanissima.

La lotta contro la precarietà assume un significato singolare all’interno delle rivendicazioni generali sulla scuola pubblica. Come insegnanti precari siamo consapevoli che una scuola che ridefinisce lo stato giuridico degli insegnanti in funzione del nuovo paradigma della flessibilità (vedi proposta di legge Aprea n. 953) è una scuola che fa uso massiccio di precari. La flessibilità associata alle privatizzazioni e allo smantellamento della scuola statale trasforma gli insegnanti in liberi professionisti, che dovranno svendersi alle scuole trasformate in fondazioni, rendendo il precariato una regola.

Insomma, per noi lottare contro la precarietà nella scuola statale vuol dire lottare per una scuola pubblica che possa davvero realizzare il principio costituzionale del superamento di qualsiasi differenza. Lottare contro la precarietà nella scuola vuol dire rifiutare qualsiasi taglio all’istruzione statale, pretendere la trasformazione dell'organico di fatto in ruolo e lo sblocco del turn over, restituendo ai precari il posto lasciato libero dagli insegnanti in pensionamento. Lottare affinché anche gli studenti non debbano subire annualmente il peso degli avvicendamenti in organico. Non vogliamo più sentirci in esubero. Il lavoro che quotidianamente svolgiamo nelle scuole, in condizioni sempre più difficili, è fondamentale alla formazione degli studenti, e solamente la logica dei tagli, che imperversa da anni nelle politiche sull'istruzione, ci impedisce di lavorare tutti nelle migliori condizioni.

Se vogliamo rafforzare davvero la lotta degli insegnanti precari all'interno della mobilitazione generale della scuola e dell'università,

dobbiamo necessariamente coordinarci ed assumerci la responsabilità delle azioni rivendicative da intraprendere insieme.

Non possiamo aspettarci da altri la difesa dei nostri diritti, se non agiamo in prima persona per difenderli. Per questo, richiamiamo tutti i precari organizzati e non, a lavorare per costruire con noi un'assemblea nazionale dei precari per il 30 Novembre in vista delle future mobilitazioni.

movimento insegnanti precari

movimentoinsegnantiprecari@gmail.com

mercoledì, novembre 19, 2008

Creare la protesta

Trovo in una ML di docenti precari e rigiro:

Domenica 23 novembre a napoli, in piazza vittoria, i docenti precari hanno deciso di manifestare il proprio dissenso trasformandosi in precari lavavetri. tutti in strada col kit del precario lavavetri: secchio, spazzola lavavetri, maglietta con la scritta: “precario=docente usa e getta”. in cambio della pulizia dei vetri delle auto, verra’ chiesto agli utenti di leggere un volantino che sara’ distribuito per strada. contestualmente saranno presenti dei banchetti informativi con docenti precari e non precari, per dare informazioni sugli effetti della riforma gelmini-tremonti.

Questo secondo me è lo scoglio più grande che ci troveremo ad affrontare: la protesta deve cambiare linguaggio, la popolazione non direttamente coinvolta non ha la benchè minima intenzione di perdere tempo per capire i nostri problemi. E' troppo impegnata a non trovare soluzione ai propri, di problemi...


giovedì, novembre 06, 2008

Proposta di una assemblea nazionale aperta all’intero movimento dei precari

Dopo la manifestazione del 30 ottobre, nella quale eravamo presenti con uno spezzone di insegnanti precari, riteniamo sia essenziale far emergere con una maggiore visibilità ed un crescente grado di organizzazione il movimento degli insegnanti precari, con le sue specifiche ragioni ed i suoi problemi.

Se vogliamo affermare con forza le nostre rivendicazioni dobbiamo aumentare il livello di coordinamento e, con esso, la capacità di organizzare una nostra mobilitazione.

L’emergenza della situazione ci spinge ad invitare tutte le organizzazioni e i singoli precari a costruire collettivamente una assemblea nazionale, che proponiamo per il giorno 30 novembre (luogo da stabilire).

Il Movimento Insegnanti Precari

domenica, novembre 02, 2008

Incontro a Roma

Tutti a Roma per il 4; riporto parte dell'invito:
Invito tutti i precari della scuola ad essere presenti martedi 4 novembre alle 18,30 per ragionare sulle successive tappe della mobilitazione deiprecari della scuola e per riflettere su come sviluppare il maggiorgrado d'organizzazione e coordinamento per le lotte successive che ci aspettano, sia a livello locale che a livello nazionale.

sabato, ottobre 25, 2008

Tutti a Roma

I PRECARI rifiutano qualsiasi taglio alla scuola
Abrogare l’art. 64 della legge 133/08

Il Presidente del Consiglio Berlusconi ha dichiarato che non ci saranno licenziamenti nella scuola, ma il piano programmatico di attuazione dell’art. 64 della legge 133/08 prevede i seguenti tagli: Personale Docente


























Anno scolastico2009/102010/112011/12TOTALE
Decreto Legge32.10515.56019.67667.341
Finanziaria 200810.00010.000
20.000
Totale42.10525.56019.67687.341

Personale ATA




























Anno scolastico2009/102010/112011/12TOTALE
Decreto Legge14.16714.16714.16742.500
Finanziaria 20081.0001.000
2.000
Totale15.16715.16714.16744.500

In che modo il miracolo dei tagli senza licenziamenti è realizzabile?
Semplice: cancellando le cattedre assegnate ogni anno ai docenti precari.

Il messaggio del Governo è chiaro: saremo noi precari a subire la mannaia dei tagli. Lavoratori che da anni contribuiscono con enormi sacrifici al funzionamento della scuola statale italiana saranno espulsi dal sistema semplicemente non rinnovando i contratti. Che cosa è questo se non licenziamento? Non tutti sanno che il precariato ha costituito negli anni la forma ordinaria di reclutamento nella scuola italiana.
Con gli attuali tagli una parte consistente degli insegnanti precari verrà estromessa dall’insegnamento; un’altra parte dovrà elemosinare a vita uno stipendio sempre più scarnificato dalle scuole private, un salario che, già oggi, è ai limiti della sussistenza; un’altra parte ancora vedrà l’assunzione in ruolo come una prospettiva lontanissima.
Per anni i vari governi ci hanno educato ad essere i precari del domani in nome di una flessibilità patinata di ottime prospettive future; adesso che la nostra precarietà minaccia di trasformarsi in disoccupazione è giunto il momento di rivendicare la trasformazione delle cattedre a tempo determinato in cattedre a tempo indeterminato e, per raggiungere quest’obiettivo, è imprescindibile escludere qualsiasi prospettiva di tagli dalla scuola pubblica.
L’abolizione totale dell’articolo 64 è la ragione fondamentale della NOSTRA ADESIONE ALLO SCIOPERO DEL 30 OTTOBRE. Per questa ragione richiamiamo gli insegnanti precari, e non, ad aderire al nostro spezzone che sarà presente alla manifestazione.


APPUNTAMENTO GIOVEDI’ 30 OTTOBRE ORE 8,30
PIAZZA DELLA REPUBBLICA ANGOLO CON IL MC DONALD’S

Movimento Insegnanti Precari - Roma

movimentoinsegnantiprecari@gmail.com

sabato, settembre 27, 2008

SSISma - Comunicato

Il SSISMA comunica che nell'incontro dei docenti di Roma, del 22 settembre, è stata convocata un'altra assemblea cittadina per il 3 OTTOBRE. Nella stessa giornata è stato anche stabilito di posticipare al 18 OTTOBRE l'assemblea nazionale che originariamente era stata fissata per il 28 settembre.

venerdì, settembre 19, 2008

Resoconto SSISma giornata 16/09

Martedì 16 settembre, dopo la pausa estiva, il SSISMA si è di nuovo riunito per prendere parte all’assemblea romana, promossa dai precari della scuola, presso l’ITC “Galileo Galilei”. Essa aveva lo scopo di preparare la mobilitazione generale che ormai è resa necessaria dai pesanti interventi, che il Ministro Gelmini ha già operato e che in futuro intenderà attuare, sulla pubblica istruzione.

L’affluenza è stata molto più corposa delle aspettative, tanto che, ad un certo punto, il personale del “Galilei” ha impedito l’accesso alla scuola poiché l’aula destinata alla manifestazione poteva contenere solo una cinquantina di persone, mentre i partecipanti erano tanti di più. Subito è stato messo a disposizione uno spazio molto più capiente e la riunione è potuta proseguire regolarmente.

Oltre alla presenza di numerose associazioni, di alcuni sindacati e di vari esponenti di tutte le scuole di ogni ordine e grado figurava anche una rappresentanza di studenti universitari e di scuola secondaria superiore, i quali hanno preso la parola per portare il loro sostegno alle istanze degli insegnanti.

Motivo ricorrente, in tutti gli interventi che si sono succeduti, è stato l’esigenza di superare i particolarismi, insiti nelle variegate realtà che compongono la scuola, per operare una efficace azione comune.

Il risultato della giornata è stato l’appuntamento fissato per domenica 28 settembre, quando verrà indetta, sempre a Roma, un’assemblea a carattere nazionale, e a cui seguirà, per i primi di ottobre, una grande manifestazione di protesta.

martedì, settembre 16, 2008

Vota la frase

Frase 1: «È vergognoso strumentalizzare i bambini per cavalcare proteste che sono solo politiche. Per tutti i bambini il primo giorno di scuola è una festa, un momento di gioia e allegria, non certo un'occasione per terrorizzarli. Sembra non conoscere limite, invece, l'opera di disinformazione e allarmismo messa in piedi da chi difende lo status quo di una scuola che per come è strutturata oggi non può avere un futuro. La scuola non può essere utilizzata come un luogo di battaglie politiche»

Frase 2: «È vergognoso strumentalizzare i bambini per risparmiare due soldi che finiranno dappertutto tranne che nell'istruzione pubblica. Per tutti i bambini il primo giorno di scuola è una festa, un momento di gioia e allegria, non certo un'occasione per terrorizzarli. Sembra non conoscere limite, invece, l'opera di disinformazione e allarmismo messa in piedi da chi difende il suo budget di spesa sulla pelle di servizi essenziali, diritto all'istruzione e solo in fondo lo stipendio dei docenti, bidelli ed altro personale scolastico. La scuola che per come è strutturata oggi, ovvero per come è stata strutturata da cinquant'anni, non può avere un futuro. Come non ce l'avrà il nostro paese se non si comincerà ad investire nel futuro vero, nella formazione, nella cultura. Servono investimenti mirati e non tagli fatti con l'accetta ed in preda ai calderoliani fumi da semplificazione La scuola non può essere utilizzata come un luogo di battaglie politiche: questo vale da ambo le parti. Sia per chi accusa i rossi rigurgiti postsessantottino sia da chi butta nero fumo e grembiulini negli occhi, sperando di nascondere i veri problemi. »

NdNay: ma solo io al primo giorno di scuola piangevo disperata? ...eppure mi pareva di essere in buona compagnia: la nostra gelminosa coetanea non se lo ricorda?

lunedì, settembre 15, 2008

Iniziamo dal futuro...

Ricevo da Edoardo e rigiro:

OGGETTO: Considerazioni sulla 133

Il 5 agosto la Camera dei deputati ha dato il via libera definitivo alla manovra economica triennale varata dal Governo convertendo con modifiche il D.L. 25 giugno 2008, n. 112 nella legge 6 agosto 2008, n. 133, recante “disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria”, una vera e propria finanziaria anticipata, pubblicata nella GU n. 195 del 21-8-2008 - Suppl. Ordinario n. 196 e quindi in vigore dal 22-8-2008.

Questa manovra economica prevede circa 30 miliardi di tagli alla spesa, di cui 8 miliardi sottratti alla scuola tagliando 148.000 posti di lavoro in quattro anni (101.000 docenti e 47.000 ATA) il che equivale a dire il blocco del turn-over per una decina di anni. Sempre il 5 agosto il Consiglio dei ministri ha approvato il DPEF (decreto di programmazione economica e finanziaria) i cui contenuti erano in buona parte stati anticipati dal D.L. 112.

Gli articoli della legge 133 che riguardano direttamente la scuola sono l’art. 15 (costo dei libri scolastici) e l’art. 64 (disposizioni in materia di organizzazione scolastica).

Capiamoci qualcosa (in grassetto la traduzione).

Art. 64.

1. Ai fini di una migliore qualificazione dei servizi scolastici e di una piena valorizzazione professionale del personale docente, a decorrere dall’anno scolastico 2009/2010, sono adottati interventi e misure volti ad incrementare, gradualmente, di un punto il rapporto alunni/docente, da realizzare comunque entro l’anno scolastico 2011/2012, per un accostamento di tale rapporto ai relativi standard europei (( tenendo anche conto delle necessità relative agli alunni diversamente abili ))

(Bugia: escludendo dal computo i docenti di sostegno, che gli altri paesi non hanno, siamo già allineati agli standard europei, non c’era bisogno di tagliare ancora).

2. Si procede, altresì, alla revisione dei criteri e dei parametri previsti per la definizione delle dotazioni organiche del personale amministrativo, tecnico ed ausiliario (ATA), in modo da conseguire, nel triennio 2009-2011 una riduzione complessiva del 17 per cento della consistenza numerica della dotazione organica determinata per l’anno scolastico 2007/2008. Per ciascuno degli anni considerati, detto decremento non deve essere inferiore ad un terzo della riduzione complessiva da conseguire, fermo restando quanto disposto dall’articolo 2, commi 411 e 412, della legge 24 dicembre 2007, n. 244.

(Da questo comma deriva il taglio dei 47.000 posti di personale ATA, circa il 20% dell’organico attuale).

3. Per la realizzazione delle finalità previste dal presente articolo, il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, sentita la Conferenza Unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e previo parere delle Commissioni Parlamentari competenti per materia e per le conseguenze di carattere finanziario, predispone, entro quarantacinque giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, un piano programmatico di interventi volti ad una maggiore razionalizzazione dell’utilizzo delle risorse umane e strumentali disponibili,che conferiscano una maggiore efficacia ed efficienza al sistema scolastico.

(È il piano di “razionalizzazione” a cui stanno lavorando gli “esperti” del ministero e che dovrebbe essere sfornato verso la metà di settembre e conterrà tutti i tagli previsti da questo articolo 64).

4. Per l’attuazione del piano di cui al comma 3, con uno o più regolamenti da adottare entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto ed in modo da assicurare comunque la puntuale attuazione del piano di cui al comma 3, in relazione agli interventi annuali ivi previsti, ai sensi dell’articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, su proposta del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, sentita la Conferenza unificata di cui al citato decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, anche modificando le disposizioni legislative vigenti, si provvede ad una revisione dell’attuale assetto ordinamentale, organizzativo e didattico del sistema scolastico, attenendosi ai seguenti criteri.

(Questo comma fornisce alla Gelmini la delega per emanare entro giugno 2009 decreti e regolamenti che attuino i seguenti tagli:

a) razionalizzazione ed accorpamento delle classi di concorso, per una maggiore flessibilità nell’impiego dei docenti (Si commenta da solo).

b) ridefinizione dei curricoli vigenti nei diversi ordini di scuola anche attraverso la razionalizzazione dei piani di studio e dei relativi quadri orari, con particolare riferimento agli istituti tecnici e professionali; (Secondo le ultime esternazioni rivolte alla stampa di regime verrà ridotto l’orario delle lezioni in tutti gli ordini di scuola e precisamente 27 ore per elementari e medie, con la scomparsa del tempo e del tempo prolungato, e per quanto riguarda le superiori il taglio maggiore colpirà gli istituti tecnici e professionali).

c) revisione dei criteri vigenti in materia di formazione delle classi; (è ovvio, questo va di pari passo col comma 1).

d) rimodulazione dell’attuale organizzazione didattica della scuola primaria (( ivi compresa la formazione professionale per il personale docente interessato ai processi di innovazione innovazione ordinamentale senza oneri aggiuntivi a carico della finanza pubblica )); (Verrà reintrodotto il maestro unico nella primaria, in questo modo partiranno circa 50.000 posti di lavoro, la metà del taglio complessivo previsto sui docenti. Didatticamente torneremo indietro di decenni e spariranno le ore di compresenza. Secondo la lucida volontà distruttiva del governo la scuola primaria, che è quella meglio funzionante in Italia, tra le prime al mondo secondo le ultime indagini internazionali, dovrà essere quella maggiormente saccheggiata)

e) revisione dei criteri e dei parametri vigenti per la determinazione della consistenza complessiva degli organici del personale docente ed ATA, finalizzata ad una razionalizzazione degli stessi (Dovranno ovviamente riformulare la normativa sulla costituzione degli organici in modo da attuare i tagli;).

f) ridefinizione dell’assetto organizzativo-didattico dei centri di istruzione per gli adulti, ivi compresi i corsi serali, previsto dalla vigente normativa; (probabilmente accentreranno tutti i corsi in una sola scuola per distretto).

f-bis) definizione di criteri, tempi e modalità per la determinazione e l’articolazione dell’azione di ridimensionamento della rete scolastica prevedendo, nell’ambito delle risorse disponibili a legislazione vigente, l’attivazione di servizi qualificati per la migliore fruizione dell’offerta formativa; ( Si parla di portare da 500 a 600 allievi il numero minimo per mantenere l’autonomia, questo comporterebbe la perdita di autonomia di circa 4000 istituzioni scolastiche e la scomparsa di circa 2000 scuole nei piccoli comuni).

f-ter) nel caso di chiusura o accorpamento degli istituti scolastici aventi sede nei piccoli comuni, lo Stato, le regioni e gli enti locali possono prevedere specifiche misure finalizzate alla riduzione del disagio degli utenti (gli allievi verranno quotidianamente trasbordati per chilometri per raggiungere la scuola del comune più vicino).

4-bis) Ai fini di contribuire al raggiungimento degli obiettivi di razionalizzazione dell’attuale assetto ordinamentale di cui al comma 4, nell’ambito del secondo ciclo di istruzione e formazione di cui al decreto legislativo 17 ottobre 2005, n. 226, anche con l’obiettivo di ottimizzare le risorse disponibili, all’articolo 1, comma 622, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, le parole da: «Nel rispetto degli obiettivi di apprendimento generali e specifici» sino a: «Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano» sono sostituite dalle seguenti:

«L’obbligo di istruzione si assolve anche nei percorsi di istruzione e formazione professionale di cui al Capo III del decreto legislativo 17 ottobre 2005, n. 226, e, sino alla completa messa a regime delle disposizioni ivi contenute, anche nei percorsi sperimentali di istruzione e formazione professionale di cui al comma 624 del presente articolo». (Si ritorna al doppio canale previsto dalla legge 53 della Moratti, che Prodi e Fioroni non hanno voluto togliere di mezzo: l’obbligo scolastico potrà essere assolto anche nei corsi di formazione professionale messi in piedi da un privato qualsiasi, in pratica si ritorna all’apprendistato selvaggio).

4-ter) Le procedure per l’accesso alle Scuole di specializzazione per l’insegnamento secondario attivate presso le università sono sospese per l’anno accademico 2008-2009 e fino al completamento degli adempimenti di cui alle lettere a) ed e) del comma 4)). (In pratica già a partire da settembre non verranno avviati altri corsi Ssis e la ragione è semplice: non ci saranno più immissioni in ruolo per molti anni col blocco del turn-over. Vengono quindi cassati i 12.389 posti SSIS banditi in extremis da Mussi).

5. I dirigenti del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, compresi i dirigenti scolastici, coinvolti nel processo di razionalizzazione di cui al presente articolo, ne assicurano la compiuta e puntuale realizzazione. Il mancato raggiungimento degli obiettivi prefissati, verificato e valutato sulla base delle vigenti disposizioni anche contrattuali, comporta l’applicazione delle misure connesse alla responsabilità dirigenziale previste dalla predetta normativa.

(I dirigenti che non eseguiranno pedissequamente gli ordini relativi ai tagli verranno sanzionati, questa norma sancisce la definitiva scomparsa del Preside “democratico” ed illuminato, ammesso che ce ne siano ancora in giro).

6. Fermo restando il disposto di cui all’articolo 2, commi 411 e 412, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, dall’attuazione dei commi 1, 2, 3, e 4 del presente articolo, devono derivare per il bilancio dello Stato economie lorde di spesa, non inferiori a 456 milioni di euro per l’anno 2009, a 1.650 milioni di euro per l’anno 2010, a 2.538 milioni di euro per l’anno 2011 e a 3.188 milioni di euro a decorrere dall’anno 2012. (Ecco l’entità dei tagli alla scuola, circa 8 miliardi di euro, il 27% del totale previsto dal decreto: la scuola pagherà più di tutti perché solo l’ignoranza della popolazione potrà perpetuare la sopravvivenza di un ceto politico così becero, attaccato unicamente ai propri interessi personali ed a quelli dei loro clienti e mandanti).

7. Ferme restando le competenze istituzionali di controllo e verifica in capo al Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca e al Ministero dell’economia e delle finanze, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri e’ costituito, contestualmente all’avvio dell’azione programmatica e senza maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato, un comitato di verifica tecnico-finanziaria composto da rappresentanti del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca e del Ministero dell’economia e delle finanze, con lo scopo di monitorare il processo attuativo delle disposizioni di cui al presente articolo, al fine di assicurare la compiuta realizzazione degli obiettivi finanziari ivi previsti, segnalando eventuali scostamenti per le occorrenti misure correttive. Ai componenti del Comitato non spetta alcun compenso ne’ rimborso spese a qualsiasi titolo dovuto. (La ministra Gelmini, “ona brava tosa” come la definisce Bossi, viene commissariata da Tremonti & C. ed un primo risultato di tutto ciò si è già avuto con la reintroduzione del maestro unico (la Gelmini in un primo momento aveva allontanato questa ipotesi e poi verso la metà di agosto si è rimangiata la parola perché i tecnici dell’Economia presenti nella commissione mista prevista dal presente comma hanno di fatto imposto il maestro unico e l’abolizione dei docenti specializzati nella primaria).

8. Al fine di garantire l’effettivo conseguimento degli obiettivi di risparmio di cui al comma 6, si applica la procedura prevista dall’articolo 1, comma 621, lettera b), della legge 27 dicembre 2006, n. 296.

(E’ la clausola inventata da Padoa Schioppa nella finanziaria 2007 per cui se il ministro non taglia comunque riceverà per gestire il suo ministero dei soldi in meno pari all’ammontare dei tagli non effettuati).

9. Una quota parte delle economie di spesa di cui al comma 6 e’ destinata, nella misura del 30 per cento, ad incrementare le risorse contrattuali stanziate per le iniziative dirette alla valorizzazione ed allo sviluppo professionale della carriera del personale della Scuola a decorrere dall’anno 2010, con riferimento ai risparmi conseguiti per ciascun anno scolastico Gli importi corrispondenti alle indicate economie di spesa vengono iscritti in bilancio in un apposito Fondo istituito nello stato di previsione del Ministero dell’istruzione dell’università e della ricerca, a decorrere dall’anno successivo a quello dell’effettiva realizzazione dell’economia di spesa, e saranno resi disponibili in gestione con decreto del Ministero dell’economia e delle finanze di concerto con il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca subordinatamente alla verifica dell’effettivo ed integrale conseguimento delle stesse rispetto ai risparmi previsti. (A partire dal 2010 il 30% dei risparmi dovuti ai tagli verrà “reinvestito” per premiare i meritevoli: prima il bastone e poi la carota).

Nella legge 133 ci sono poi diversi articoli che penalizzano tutti i lavoratori come ad esempio l’art. 71 che riguarda le assenze per malattia dei pubblici dipendenti e che in sintesi prevede:

1). nei primi 10 giorni di malattia riduzione dello stipendio al tabellare, eliminando “ogni indennità o emolumento, comunque denominati, aventi carattere fisso e continuativo, nonché di ogni altro trattamento accessorio” ( per quanto riguarda la scuola si perde quindi la retribuzione professionale docenti e la CIA per il personale ATA oltre ai compensi derivanti dal contratto d’istituto). Per assenze superiori a 10 giorni o comunque dopo il secondo evento di malattia nell’anno solare non basta il certificato del medico di famiglia ma occorre certificato medico rilasciato da una struttura sanitaria pubblica.

2). L’Amministrazione dispone la visita fiscale anche nel caso di assenza di un solo giorno. Le fasce orarie di reperibilità del lavoratore, entro le quali devono essere effettuate le visite mediche di controllo, sono dalle ore 8.00 alle ore 13.00 e dalle ore 14 alle ore 20.00 di tutti i giorni, compresi i non lavorativi e i festivi, in pratica arresti domiciliari per cui non potremo comprarci neanche da mangiare e se non abbiamo parenti o amici che ci aiutano rischiamo di morire di fame.

3). tutti i tipi di permesso giornaliero, compresi quelli per la 104, verranno quantificati in ore;

4). Le disposizioni dell’art. 71 costituiscono norme non derogabili dai contratti o accordi collettivi per cui andranno rivisti in peggio tutti i contratti nazionali del pubblico impiego, scuola compresa.

L’art. 71 è stato oggetto della circolare esplicativa n° 7/2008 emanata da Brunetta il quale, sempre nel D.L. 112, ha mantenuto per i docenti universitari (categoria a cui guarda caso appartiene) la progressione economica attraverso scatti biennali legati all’anzianità di servizio e non al “merito”.

martedì, agosto 05, 2008

Ddl Gelmini, ecco il precariato a vita

Dopo i 100.000 tagli per i docenti previsti dal ministro Tremonti nel D.L. 112/08 per il prossimo triennio 2008-2011, che renderanno non soltanto impossibili nuove immissioni in ruolo ma metteranno a rischio i neoimmessi in ruolo, e i docenti in ruolo da anni per quelle classi concorsuali che saranno assorbite o abolite (oggi, vi sono 27.000 posti vacanti e 19.000 nuovi pensionati), il ministro Gelmini condanna a vita i precari, presentando e approvando nel Consiglio dei Ministri del 1 agosto 2008 l’articolo 5 del Disegno di legge recante “Disposizioni in materia di istruzione, università e ricerca”.
Premesso che le ultime, disattese, due leggi finanziarie hanno approvato norme atte a immettere in ruolo 150.000 docenti nel triennio 2007-2010 e a stabilizzare rapporti di lavoro continuativi per più di un triennio, non si comprende la ragione per cui i posti disponibili per un biennio non possano essere assegnanti al ruolo invece che essere affidati a supplenza.
L’unica norma apprezzabile del DDL Gelmini è l’articolo 7 riguardante il valore abilitante della laurea in Scienze della Formazione Primaria, auspicato da noi, e sostenuto con forza dall’on. Aprea (presidente VII Commissione della Camera) dopo l’abolizione dell’art. 5 della L. 53/2003 che aveva messo a rischio l’abilitazione dei laureati nella Facoltà di SFP. Rimane, però, la loro esclusione e quella dei colleghi del IX ciclo, Cobaslid, Strumento Musicale, Afam, dalle graduatorie ad esaurimento dopo due ordini del giorno (Di Stefano, Russo) impegnativi per il Governo, approvati in sede di discussione del D.L. 93/2008, e le interrogazioni presentate alla Camera dal PD e dall’on. Fucci.
Invocare la continuità didattica per trasformare le supplenze da momento straordinario nella carriera lavorativa dei docenti, a momento caratterizzante della loro professione, significa arrendersi all’evidenza di tenersi buoni i 60.000 colleghi che avranno una supplenza annuale nel biennio 2009-2011 e condannare tutti i 300.000 a rimanere precari a vita. E non parliamo dei 15.000 specializzandi del IX ciclo che, se verranno inseriti in graduatoria, non avranno mai una supplenza.
Se veramente, il ministro Gelmini tiene alla continuità didattica ne parli con il ministro Tremonti, aumenti di 1 punto percentuale il Pil dedicato alla scuola invece che il rapporto alunni/docenti, trasformi le cattedre dal 30 giugno al 31 agosto o all’8 settembre, immetta in ruolo altri 100.000 docenti rinunciando ai tagli, e inserisca gli specializzandi nelle graduatorie.
Noi non ci rassegniamo a questa logica della “selezione innaturale” dei docenti precari, e tanto mai a ipotesi di reclutamento che si piegano a logiche clienterali che mortificano, a loro volta, la professione docente, lasciandola in balìa delle raccomandazione delle Rsu e dei presidi.
D’altronde, dopo diverse interviste, sempre improntate a propositi di dialogo e di apertura al mondo professionale e sindacale della scuola, il ministro Gelmini de imperio, senza convocare o ascoltare nessuno, continua a decidere il destino della scuola, precarizzandola per poterla smantellare sistematicamente. E non si sa consigliata da chi…
Abbiamo denunciato da soli in audizione in Parlamento i tagli del D.L. 112/08 e il mancato inserimento degli specializzandi del IX ciclo, abbiamo impugnato nei tribunali le norme che impediscono la mobilità territoriale dei docenti precari (cambio di provincia), l’assegnazione delle ore di sostegno in deroga ai contingenti previsti (sostegno), l’assunzione su tutti i posti vacanti (immissione in ruolo 2008).
Siamo pronti a contrastare l’ennesimo provvedimento contro la scuola; il Parlamento deve riappropriarsi delle sue prerogative e la società tutta. Anche per questo il 2 ottobre 2008 manifesteremo a Roma, perché il destino degli specializzandi non può essere legato alla prima sortita di ferragosto ma deve essere oggetto di un processo complessivo che rivaluti la professione docente e la dignità dei suoi formatori.


Marcello Pacifico
Presidente Anief - Associazione nazionale insegnanti ed educatori in formazione
04/08/2008

lunedì, luglio 21, 2008

23/07

Con un comunicato diramato nella giornata festiva, la senatrice del PD Mariangela Bastico smentisce categoricamente che sul ddl Aprea vi sia un accordo fra maggioranza e opposizione, come invece ipotizzato da un quotidiano nazionale. L'ex vice-ministro annuncia anche la propria presenza al sit-in dei precari del 23 luglio. fonte

più generico: fonte
COMUNICATO STAMPA
SIT-IN del 23 luglio 2008

Dopo aver organizzato, lo scorso 11 luglio, l’incontro nazionale delle associazioni dei precari, i C.I.P., Comitati Insegnanti Precari, e la Rete docenti precari 11 luglio promuovono un sit-in che si terrà a Roma, in piazza Montecitorio, mercoledì 23 luglio, dalle ore 11 alle 17. Gli insegnanti precari dicono no sia al piano dei tagli, previsto dal D.L. 112, sia al futuro sistema di reclutamento dei docenti, introdotto dal ddl 953 (Aprea).
Questi provvedimenti stravolgeranno i diritti acquisiti da centinaia di migliaia di insegnanti precari, minando alla base il sistema dell’istruzione pubblica, edificato sulla libertà dell’insegnamento. All’iniziativa hanno confermato la loro adesione tutte le associazioni di categoria già presenti all’incontro dell’11 ed autrici del blog Rete docenti precari 11 luglio. Hanno, inoltre, preannunciato la loro partecipazione il CIDI, i COBAS,la Gilda degli Insegnanti, la Cub Scuola, , Rifondazione Comunista, Partito dei Comunisti Italiani, Sinistra Democratica e la senatrice del PD Mariangela Bastico.

SIT-IN DI PROTESTA DEGLI INSEGNANTI PRECARI
-MERCOLEDÌ 23 LUGLIO 2008 IN PIAZZA MONTECITORIO -
I docenti precari manifestano contro i tagli di risorse, tempo scuola, personale, classi, docenti di sostegno, aule e per chiedere garanzie sulla qualità dell’offerta formativa della Scuola Pubblica Statale.
è I docenti precari lottano per:
- la difesa della Scuola Pubblica Statale, per una scuola di tutti e per tutti
- le immissioni in ruolo dei docenti su tutti i posti disponibili;
- il mantenimento delle graduatorie ad esaurimento e il loro completo svuotamento, da compiersi mediante l’assunzione di tutti i docenti precari: solo così si cancellerà dalla scuola italiana la precarietà lavorativa e, di conseguenza, quella didattica che da sempre penalizza le aree geografiche e sociali più svantaggiate del Paese;
- il riconoscimento ai docenti precari degli stessi diritti economici e di carriera dei docenti di ruolo e dei docenti di religione cattolica.
è I docenti precari dicono:
- no al D.L 112 in discussione in Parlamento;
- no ai massicci tagli agli organici previsti dal governo (tagli di circa 100mila docenti), per una manovra di circa 8 miliardi di euro, corrispondenti a ben un terzo dell'intera manovra economica dello Stato: l’effetto di questi tagli ricade nell'immediato sul personale precario, ma ha devastanti effetti sulla scuola nel suo complesso;
- no alla chiamata diretta dei docenti da parte dei Dirigenti Scolastici, che non garantisce il merito, ma favorisce clientelismo e nepotismo, ostacolando, di fatto, la libertà di insegnamento;
- no al ddl Aprea n. 953 e a qualsiasi disegno di legge o normativa che leda i diritti acquisiti da centinaia di migliaia di docenti precari, minando alla base il sistema dell'istruzione pubblica, basato sulla libertà di insegnamento;
- no all'aumento degli alunni per classe: qualità e meritocrazia non si ottengono ‘stipando’ tanti alunni per classe quanti ne bastano per tagliare le cattedre;
- no ai tagli sul sostegno, che compromettono l'integrazione scolastica dei diversamente abili;
- no ai finanziamenti alle scuole private;
- no ad ogni tentativo di privatizzazione della scuola pubblica statale e alla trasformazione delle scuole in fondazioni a capitale privato.

giovedì, luglio 17, 2008

Wind of Changes?

Allora: tirano venti di protesta: riporto qui di seguito quanto pubblicato sul sito nazionael del Comitato Insegnati Precari...

I precari della scuola hanno programmato un sit-in in piazza Montecitorio per mercoledì 23 luglio: al centro della protesta vi saranno i tagli dei posti, di aule, personale, classi, tempo scuola, docenti di sostegno e risorse complessive. La decisione è giunta a distanza di pochi giorni dall'incontro a Roma dei delegati di tutte le associazioni che tutelano il personale non di ruolo.

In quell'occasione tutte le organizzazioni dei precari erano convenute sulla necessità di scendere il prima possibile in piazza per contrastare con forza, prima dell'approvazione delle restrizioni contenute nel dl n. 112, la politica dei tagli agli organici e tutelare i diritti di docenti vincitori di concorso in servizio da anni ma ancora precari.
Il sit-in si svolgerà a ridosso dell'obelisco in piazza Montecitorio dalle 11,00 alle 17,00: gli organizzatori speravano in una manifestazione di più lunga durata, ma la questura romana ha concesso solo sei ore. I docenti hanno però già fatto sapere che basteranno per mandare un chiaro messaggio di dissenso per la politica intrapresa dal governo nei confronti della scuola nelle ultime settimane. fonte

Noi che facciamo? Aderiamo? Non aderiamo? Quali sono le nostre posizioni, quelle di singoli futuri docenti o ci presentiamo come un unico gruppo? Ed in caso con quale piattaforma?
Utilizziamo i commenti di questo post per dialogare e per far partire un confronto costruttivo su questo argomento, che a mio modo di vedere ha una importanza fondamentale.

PS: Sotto il post sulle graduatorie troverete il resoconto fatto da Federica della riunione di Roma del CIP. Leggete anche quello, in caso. E se serve, sempre sulla destra, troverete un sacco di links utili per aprofondire. Se poi vi va di impararvi ad utilizzare del.icio.us mi semplifichereste di molto il lavoro...

Giornata CIP

Venerdì 11 luglio il SSISMA ha partecipato alla giornata svoltasi a Roma e organizzata dall’associazione nazionale CIP (Comitati Insegnanti Precari), per confrontarsi e riflettere sul momento che ad oggi si trovano ad affrontare le migliaia di insegnanti precari a seguito delle nuove direttive in materia di pubblica istruzione.

Numerosi sono stati i gruppi e le associazioni che vi hanno preso parte, fra cui il “Forum Precari Scuola”, la “Rete Precari SSIS”, associazioni di precari dalla Liguria, dal Veneto e dalla Toscana, il CUB Roma.

Da subito è stata espressa una profonda preoccupazione per il situazione che si va profilando, e la stringente necessità di una presa di coscienza della stessa da parte di tutto il corpo degli insegnanti, precari e non. Conseguentemente è emersa la volontà di contrastare le decisioni, finora prese dal Ministro della Pubblica Istruzione Gelmini, di tagliare, in tre anni, circa 150.000 posti di lavoro all’interno della scuola.

Molto sentiti, tra i vari punti toccati, sono stati: la rivendicazione della possibilità di svuotare, tramite assunzione, le graduatorie ad esaurimento; il profondo dissenso a che i Dirigenti Scolastici vedano maggiorati i loro poteri; il problema delle scuole parificate, che considerano i precari manodopera a basso costo, retribuendoli con bassi stipendi e in nero, tramite il “ricatto” dei punti.

Ovviamente si sono manifestati fisiologici particolarismi, giustificabili dalla eterogeneità dei gruppi che presenziavano; in proposito molto dibattuto è stato il punto se aprire o no le graduatorie a livello nazionale, senza doversi mettere in coda in caso di spostamento di provincia. Ma sostanzialmente era opinione diffusa l’esigenza di una azione unitaria che raccogliesse, dove possibile, le istanze di tutti. Uguale solidarietà e compattezza è stata espressa nei riguardi dei sissini del IX ciclo, che rischiano di rimanere esclusi dalle graduatorie ad esaurimento.

Dunque, a conclusione, è emersa la volontà di organizzare una rete di persone che si mettano in moto per rivendicare e proteggere i propri diritti. Di qui la necessità di creare una serie di contatti che pongano in comunicazione tra di loro le varie organizzazioni degli insegnanti, nonché i singoli docenti.

Infine, si è esaminata l’ipotesi di preparare, per la prossima settimana, un sit-in davanti a Montecitorio, e successivamente una mobilitazione generale.

Federica

venerdì, luglio 11, 2008

Lotta precaria

Non riesco a resistere: riporto testualmente:

Il "precariato e' uno dei temi che mi sta piu' a cuore". E' quanto ha affermato il ministro dell'Istruzione Maria Stella Gelmini nel durante la sua partecipazione all'annuale festival delle intelligenze di Fregene. "Per affrontarlo e superarlo bisogna smettere di crearne del nuovo ed e' importante quindi ripensare e riadattare le modalita' di reclutamento degli insegnanti. Un modo pratico ed intelligente per accantonare il precariato e' indicare ai ragazzi i percorsi di studio che li formino e li indirizzino nei settori che offrono posti di lavoro. Le scelte lavorative - conclude il ministro - devono essere improntate all'offerta". fonte

..e noi SSISini, cara ministra? Che fine facciamo? Ci dobbiamo sul serio riciclare nel turismo o ci manderete in Germania col prossimo treno speciale?